Psicologia Psicoterapia Agrigento
Giacinto Marco Rondelli
Dormire troppo o troppo poco
Dormire è una attività indispensabile per l’essere umano e consente di ricaricare energie fisiche e psichiche che risultano utili per affrontare la quotidianità. Purtroppo, sempre più persone lamentano problemi legati agli stati di sonno-veglia producendo effetti negativi nella qualità della vita. Il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali – Quinta Edizione (DSM-5) dedica un capito ai Disturbi di sonno-veglia, identificando 10 tipologie di disturbi o gruppi di disturbi. In questo articolo, mi soffermo in particolare di due tipi di disturbi: 1) il disturbo da ipersonnolenza che consiste nel “dormire troppo” o comunque sentire un costante bisogno di continuare a dormire; 2) il disturbo da insonnia che nasce quando le persone hanno serie difficoltà a prendere sonno o a mantenere il sonno. Vediamole nel dettaglio.
Disturbo da ipersonnolenza
Per ipersonnolenza, in termini diagnostici, si intende un’eccessiva quantità di sonno ed una bassa qualità di veglia. Le persone con questo disturbo si addormentano rapidamente e hanno una buona efficienza del sonno. Possono presentare difficoltà di risveglio al mattino, apparendo a volte confusi, litigiosi o “spenti”. Gli individui che soffrono di tale disturbo possono dormire anche più di 9 ore di seguito e, al risveglio, lamentare di non avere avuto un sonno ristoratore.
Criteri diagnostici
A. Riferita eccessiva sonnolenza (ipersonnolenza) nonostante un periodo principale di sonno della durata di almeno 7 ore, con almeno uno dei seguenti sintomi:
1. Periodi ricorrenti di sonno o intrusioni di sonno nel corso della stessa giornata.
2. Un episodio principale prolungato di sonno della durata di più di 9 ore al giorno che non è ristoratore (cioè non riposante).
3. Difficoltà nell’essere completamente svegli in seguito a un risveglio improvviso.
B. L’ipersonnolenza si manifesta almeno tre volte la settimana, per almeno 3 mesi.
C. L’ipersonnolenza è accompagnata da disagio clinicamente significativo o compromissione del funzionamento in ambito cognitivo, sociale, lavorativo o in altre aree importanti.
D. I’ipersonnolenza non è giustificata da un altro disturbo del sonno e non si manifesta esclusivamente durante il decorso di un altro disturbo del sonno.
E. L’ipersonnolenza non è attribuibile agli effetti fisiologici di una sostanza (es., farmaco).
F. La coesistenza di disturbi mentali e clinici non spiega adeguatamente la predominante lamentela di ipersonnolenza.
Specificare la gravità attuale:
Lieve: Difficoltà a mantenere la vigilanza diurna 1-2 giorni/settimana.
Moderata: Difficoltà a mantenere la vigilanza diurna 3-4 giorni/settimana.
Grave: Difficoltà a mantenere la vigilanza diurna 5-7 giorni/settimana.
Disturbo da insonnia
La caratteristica principale del disturbo da insonnia è l’insoddisfazione riguardo la quantità e la qualità del sonno e la difficoltà a iniziare o a mantenere il sonno. Più l’individuo si sforza di dormire, più cresce la frustrazione e si compromette ulteriormente il sonno. Un’eccessiva attenzione all’impegno per dormire, che sfianca i normali meccanismi dell’addormentamento, può contribuire allo sviluppo dell’insonnia. In generale, le persone che soffrono di questo disturbo, mettono in atto comportamenti, rituali o abitudini per cercare senza successo di riuscire a dormire in modo soddisfacente.
Il primo episodio di insonnia è più comune nei giovani adulti ed è meno frequente nell’adolescenza o nell’infanzia. Nel caso delle donne, l’insonnia di nuova insorgenza può verificarsi durante la menopausa e persiste anche dopo che altri sintomi come le vampate di calore si sono risolti.
Criteri diagnostici
A. Viene riferita una predominante insoddisfazione riguardo la quantità o la qualità del sonno, associata a uno (o più) dei seguenti sintomi:
1. Difficoltà a iniziare il sonno (nei bambini, questa può manifestarsi come difficoltà a iniziare il sonno senza l’intervento della persona che se ne prende cura).
2. Difficoltà a mantenere il sonno, caratterizzata da frequenti risvegli o problemi a riaddormentarsi dopo essersi svegliati (nei bambini, questa può manifestarsi come difficoltà a riaddormentarsi senza l’intervento della persona che se ne prende cura).
3. Risveglio precoce al mattino con incapacità a riaddormentarsi.
B. L’alterazione del sonno causa disagio clinicamente significativo o compromissione del funzionamento in ambito sociale, lavorativo, scolastico, universitario, comportamentale o in altre aree importanti.
C. La difficoltà del sonno si verifica almeno 3 volte a settimana.
D. La difficoltà del sonno persiste per almeno 3 mesi.
E. La difficoltà del sonno si verifica nonostante adeguate condizioni per dormire.
F. L’insonnia non è meglio spiegata da, e non si verifica esclusivamente durante il decorso di, un altro disturbo del sonno-veglia.
G. L’insonnia non è attribuibile agli effetti fisiologici di una sostanza.
H. Disturbi mentali e condizioni mediche coesistenti non spiegano adeguatamente il disturbo predominante di insonnia.
Fonte: American Psychiatric Association,Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, 2014, Edizione Raffaello Cortina, Milano
P.S. L’intento di questo articolo come del resto di tutti gli altri, è quello di fare conoscere e/o approfondire argomenti di varia natura. Queste informazioni hanno soltanto uno scopo illustrativo e non sono utili per fare auto-diagnosi. Molte altre informazioni su questo tema, come su altri, sono volutamente omesse perché specifiche di una analisi dettagliata che possono attuare soltanto i professionisti del settore.
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Giacinto Marco Rondelli
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Dr. Giacinto Marco Rondelli - Psicologo Psicoterapeuta
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