Psicologia Psicoterapia Agrigento
Giacinto Marco Rondelli
Disturbo da lutto persistente
Il disturbo da lutto persistente complicato è distinto dal lutto normale per la presenza di gravi reazioni al lutto che durano per almeno 12 mesi (6 mesi nei bambini) dopo la morte della persona. Tali gravi reazioni al lutto interferiscono con la capacità di funzionamento dell’individuo nell’ambito sociale, lavorativo e familiare.
Tale disturbo è descritto nel Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali – quinta edizione (DSM-5), come una delle “Condizioni che necessitano di ulteriori studi”. Detta in altre parole, gli studiosi hanno identificato che esiste questo tipo di disturbo, ma non hanno ancora raccolto un numero sufficiente di ricerche per confermarlo. Personalmente a livello professionale, posso dire di avere incontrato persone che soffrono di questo disturbo e sono più di quanto immaginavo. Come per il vissuto di lutto normale, risulta molto importante che la persona sofferente da lutto persistente, faccia un percorso di elaborazione e accettazione del lutto.
Criteri diagnostici
A. L’individuo ha vissuto la morte di qualcuno con cui aveva una relazione stretta.
B. Dal momento della morte, almeno uno dei seguenti sintomi è stato presente per un numero di giorni superiore a quello in cui non è stato presente e a un livello di gravità clinicamente significativo, ed è perdurato negli adulti per almeno 12 mesi e nei bambini per almeno 6 mesi dopo il lutto:
1. Un persistente desiderio/nostalgia della persona deceduta. Nei bambini piccoli, il desiderio può essere espresso nel gioco e nel comportamento, anche tramite comportamenti che riflettono l’essere separato da, e anche riunito a, un caregiver o un’altra figura oggetto di attaccamento.
2. Tristezza e dolore emotivo intensi in seguito alla morte.
3. Preoccupazione per il deceduto.
4. Preoccupazione per le circostanze della morte. Nei bambini, questa preoccupazione per il deceduto può essere espressa attraverso i contenuti del gioco e il comportamento e può essere e può estendersi fino alla preoccupazione per la possibile morte di altre persone vicine.
C. Dal momento della morte, almeno sei dei seguenti sintomi sono stati presenti per un numero di giorni superiore a quello in cui non sono stati presenti e a un livello di gravità clinicamente significativo, e sono perdurati negli adulti per almeno 12 mesi e nei bambini per almeno 6 mesi dopo il lutto:
Sofferenza reattiva alla morte
1. Marcata difficoltà nell’accettare la morte. Nei bambini, questa difficoltà dipende dalla capacità di comprendere il significato e la definitività della morte.
2. Provare incredulità o torpore emotivo riguardo la perdita.
3. Difficoltà ad abbandonarsi a ricordi positivi che riguardano il deceduto.
4. Amarezza o rabbia in relazione alla perdita.
5. Valutazione negativa di sé in relazione al deceduto o alla morte (per es., senso di autocolpevolezza).
6. Eccessivo evitamento di ricordi della perdita (per es., evitamento di persone, luoghi o situazioni associati al deceduto; nei bambini questo può includere l’evitamento di pensieri e sentimenti che riguardano il deceduto).
Disordine sociale/dell’identità
7. Desiderio di morire per essere vicini al deceduto
8. Dal momento della morte, difficoltà nel provare fiducia verso gli altri.
9. Dal momento della morte, sensazione di essere soli o distaccati dagli altri.
10. Sensazione che la vita sia vuota o priva di senso senza il deceduto, o pensiero di “non farcela” senza il deceduto.
11. Confusione circa il proprio ruolo nella vita, o diminuito senso della propria identità (per es., sentire che una parte di se stessi è morta assieme al deceduto).
12. Dal momento della perdita, difficoltà o riluttanza nel perseguire i propri interessi o nel fare piani per il futuro (per es., amicizie, attività).
D. Il disturbo causa disagio clinicamente significativo o compromissione del funzionamento in ambito sociale, lavorativo o in altre aree importanti.
E. La reazione al lutto è sproporzionata o non coerente con le norme culturali e religiose o appropriate per l’età.
Fonte: American Psychiatric Association,Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, 2014, Edizione Raffaello Cortina, Milano
P.S. L’intento di questo articolo come del resto di tutti gli altri, è quello di fare conoscere e/o approfondire argomenti di varia natura. Queste informazioni hanno soltanto uno scopo illustrativo e non sono utili per fare auto-diagnosi. Molte altre informazioni su questo tema, come su altri, sono volutamente omesse perché specifiche di una analisi dettagliata che possono attuare soltanto i professionisti del settore.
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Giacinto Marco Rondelli
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Dr. Giacinto Marco Rondelli - Psicologo Psicoterapeuta
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